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Home Diritto Penale

*Abrogazione dell’abuso d’ufficio – Rimette alla Corte costituzionale

by Giuseppe Bisceglia - Avvocato
12 Marzo 2025
in Diritto Penale
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Corte di cassazione, Sez. VI Penale, sentenza 21 febbraio 2025 n. 9445

PRINCIPIO DI DIRITTO

La confisca di somme di denaro ha natura diretta soltanto in presenza della prova della derivazione causale del bene rispetto al reato, non potendosi far discendere detta qualifica dalla mera natura del bene.

TESTO RILEVANTE DELLA DECISIONE

  1. Il ricorso è infondato per le ragioni di seguito esposte.

Rileva preliminarmente il Collegio che il consolidato principio di diritto fatto proprio dall’ordinanza impugnata in tema di confisca del denaro è stato recentemente superato dalle Sezioni Unite.

Il Tribunale, infatti, ha richiamato le affermazioni delle Sezioni Unite che hanno reiteratamente affermato che allorché il prezzo o il profitto cd. accrescitivo sia costituito da denaro, la confisca delle somme depositate sul conto corrente, di cui il soggetto abbia la disponibilità, deve essere qualificata come confisca diretta, in considerazione della natura fungibile del bene, cosicché non è necessaria la prova del nesso di derivazione del danaro dal reato, né, tantomeno, può ritenersi ostativa alla sua adozione l’allegazione o la prova dell’origine lecita della specifica somma di denaro oggetto di apprensione (cfr. Sez. U, n. 42415 del 27/05/2021, C., […]; Sez. U, n. 31617 del 26/06/2015, Lucci, […]);

[…] a seguito di una recente pronuncia delle Sezioni Unite, della quale non risulta ancora depositata la motivazione, la portata di tale principio di diritto è stata ridimensionata;

 Secondo quanto si legge nell’ informazione provvisoria […], le Sezioni Unite hanno, infatti, affermato che la confisca di somme di denaro ha natura diretta soltanto in presenza della prova della derivazione causale del bene rispetto al reato, non potendosi far discendere detta qualifica dalla mera natura del bene;

 La confisca è, invece, qualificabile per equivalente in tutti i casi in cui non sussiste il predetto nesso di derivazione causale;

Il sopravvenuto mutamento giurisprudenziale non incide, tuttavia, sulla legittimità del provvedimento impugnato, avendo il Tribunale individuato gli elementi indiziari sintomatici della derivazione del denaro in sequestro dal reato;

L’ordinanza impugnata ha, infatti, affermato, in primo luogo, che il profitto del reato di cui all’art. 334 cod. pen. è stato calcolato in relazione al valore delle due polizze al momento del sequestro ed ha, quindi, qualificato differentemente i sequestri preventivi disposti in ciascun procedimento;

 Si è, infatti, affermato che i beni messi a disposizione da B.B. nel procedimento “principale”, in sostituzione delle due polizze liquidate, rappresentano l’equivalente di una parte del profitto derivato dalla commissione del reato contestato in quel procedimento; si è, invece, ritenuto che il sequestro preventivo disposto nel presente procedimento ha ad oggetto il profitto del reato di cui all’art. 334 cod. pen., determinato nella misura conseguita dalla società ricorrente pari ad Euro […];

In particolare, quanto al nesso di derivazione del denaro da tale fattispecie di reato, pur dovendosi eliminare, alla luce del citato mutamento giurisprudenziale, il riferimento alla natura fungibile del denaro, va, comunque, considerato che l’ordinanza impugnata, con motivazione adeguata ed immune vizi, ha valorizzato ulteriori elementi sintomatici, ponendo l’accento sulla riconducibilità della società ricorrente a B.B. (il quale detiene il 70% delle quote sociali, mentre la società è gestita dalla compagna e dalla figlia), circostanza, questa, che non consente di considerare detto ente quale “terzo estraneo”, nonché sul fatto che non vi è stata alcuna allegazione difensiva in merito alla provenienza del denaro in sequestro da prestazioni lecite tra le due società;

Va, peraltro, aggiunto, che l’argomento su cui insiste il ricorso, ovvero la circostanza che nell’altro procedimento B.B. ha offerto un immobile in sostituzione del valore delle due polizze sequestrate, appare privo di pregio in quanto omette di considerare che nei due procedimenti si procede per distinte fattispecie di reato, ognuna della quali, come sottolineato dal Tribunale, ha prodotto un profitto, oggetto, nell’altro procedimento, di sequestro preventivo funzionale alla confisca per equivalente e, nel presente procedimento, di sequestro preventivo funzionale alla confisca diretta;

Alla luce delle considerazioni sopra esposte, dovendosi escludere che la misura cautelare reale sia stata adottata in violazione dell’art. 335-bis cod. pen, avendo attinto una parte del profitto derivato dal reato di cui all’art. 334 cod. pen., il ricorso va rigettato con conseguente condanna della ricorrente al pagamento delle spese processuali;

Rigetta il ricorso e condanna la ricorrente al pagamento delle spese processuali.

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